Data inizio
28 Ago 2023
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Nelle terre del Brasile impoverite dall’agricoltura intensiva, l’agronomo svizzero Ernst Götsch punta su tecniche rigenerative bio per ripristinare la biodiversità e la fertilità dei suoli. Un esempio oggi seguito da altri 4mila produttori. "Diciamo addio a una mentalità basata sullo sfruttamento e sulla competizione, dimentichiamo i modelli di coltivazione che puntano solo sull’iperproduzione e che hanno portato all’impoverimento del suolo e al peggioramento del clima". È quanto predica da 30 anni in Brasile l’agronomo, pioniere del biologico e dell’impegno in difesa della biodiversità.

Emigrazione al contrario

Nato nel 1948, figlio di un agricoltore del cantone di Thurgau, nel Nord-Est del paese alpino, dopo la trafila scolastica che lo ha portato ad essere ricercatore di scienze agrarie presso l’Istituto federale di tecnologia ETH di Zurigo, Götsch è emigrato in Sud America nel 1982. In Brasile ha rilevato la fazenda Olhos D’Agua a Bahia, dedita alla coltivazione di cacao, ma abbandonata dopo che malattie e sfruttamento eccessivo del suolo avevano reso improduttivi i 120 ettari aziendali. La sua storia è stata recentemente raccontata da Swissinfo.ch. Introducendo tecniche di agricoltura biologica rigenerativa è riuscito, in cinque anni, ad aumentare la biodiversità e la produttività aziendale, guadagnandosi l’attenzione della comunità rurale.

L’impatto di un modello sbagliato

In Brasile il modello di agricoltura intensiva basato su deforestazione e monocoltura sta portando ad un rapido degrado del paesaggio. Dove un tempo c’era la foresta pluviale ora ci sono savane polverose riarse dal sole, caratterizzate da intensi fenomeni di erosione del suolo e sempre meno produttive. Rotazioni, trasemine, consociazioni colturali erano considerate antieconomiche in una realtà agricola come quella brasiliana, caratterizzata da vasti latifondi da migliaia di ettari gestiti attraverso un’intensa meccanizzazione e ricorso a input chimici.

25 anni di corsi e conferenze

L’esempio di Götsch ha però convinto molti agricoltori a cambiare modello produttivo. Nei 25 anni tra il 1993 e il 2018, i suoi corsi, workshop e conferenze hanno motivato più di 4.000 agricoltori, spingendoli ad adottare il suo metodo non solo in Brasile ma anche in Portogallo, Spagna, Hawaii e Suriname.

"Ogni essere vivente – dice l'agronomo – svolge una funzione importantissima nella sua nicchia ecologica, innescando relazioni interspecifiche e intraspecifiche che si basano sulla cooperazione. Funghi, batteri, piante, animali si aiutano a vicenda, hanno bisogno l’uno dell’altro e traggono beneficio dalla loro coesistenza mentre gli agricoltori li osservano e li assistono".

La messa in pratica di questi obiettivi è la più valida risposta all’impatto dei cambiamenti climatici e dimostra che la transizione ecologica non solo è possibile, ma è l’unica via per continuare a rendere vivibile il pianeta.

Fonte: Suolo e Salute