Data inizio
16 Mag 2024
Rassegna stampa

Un’agricoltura che va ben oltre la sostenibilità, che è attenta alla salute del suolo, al benessere degli animali e, al tempo stesso, all’equità sociale: è questa l’agricoltura biologica rigenerativa, della quale abbiamo parlato con Gian Maria Cunial, titolare di Vigna Cunial. Laureato alla Facoltà di Scienze Agrarie all’Università di Piacenza, ha collaborato per un certo tempo con l’Ateneo, per poi fondare un laboratorio di analisi. Ma il suo sogno era quello di avere un’azienda agricola, biologica appunto. “Sono il secondo di sette figli e nella mia famiglia avevamo una piccola azienda agricola, ma non era l’attività principale dei miei genitori. Si può dire che io sia partito da zero, dando inizio nel 2000 a questa impresa, piantando le prime viti in questa zona collinare”, ci racconta.

È cominciata così l’avventura imprenditoriale di Vigna Cunial, la cui prima bottiglia è stata imbottigliata nel 2007 e che oggi produce una decina di vini diversi. Azienda associata a Confagricoltura, a conduzione familiare, situata sui colli di Parma, a Treversetolo, Vigna Cunial, si estende per circa 30 ettari, di cui 15 vitati, a quasi 400 metri d’altezza, e produce vino biologico naturale, oltre a olio e frutta, in particolare mele autoctone. Un primato davvero significativo (è la prima azienda in Italia ad averlo avuto), che caratterizza l’impresa di Gian Maria Cunial, è il riconoscimento “Regenerative Organic Certified”, rilasciato dal Regenerative Organic Alliance (ROA), organismo americano che gestisce la certificazione di prodotti ottenuti da agricoltura biologica e rigenerativa.

In particolare, il ROC è un attestato che riconosce non soltanto il fatto che vengano utilizzate pratiche agronomiche che impattano pochissimo sul suolo, contribuendo alla sua fertilità, ma anche che non si faccia uso di input esterni come concimi ed ammendanti. Fondamentale è anche il rispetto di una serie di requisiti legati ad aspetti di equità sociale, che vanno da un’attenta gestione del personale, a determinate modalità di smaltimento dei rifiuti. “Questo tipo di agricoltura - spiega Cunial - contribuisce a preservare la sostanza organica del suolo, a favorire l’aumento di acidi umici e fulvici, di microorganismi e lombrichi, nonché lo sviluppo spontaneo delle micorrize che aiutano l’interazione del suolo con l’apparato radicale delle colture”. Gian Maria Cunial ci racconta come l’iter per conseguire la certificazione di agricoltura biologica rigenerativa, ottenuta a marzo di quest’anno, sia stato articolato e dal punto di vista burocratico piuttosto complesso, ma questo non ha fatto desistere il titolare della cantina, che aveva le idee chiare fin da subito.

“La scelta di fare biologico ci ha accompagnato fin dall’inizio”, spiega l’imprenditore. E nel panorama parmense la cantina Cunial da questo punto di vista non è un’eccezione: tantissime aziende, infatti, in questo territorio sono dedite al biologico, una tipologia di produzione che, soprattutto nei primi tempi, consentiva dei guadagni molto più vantaggiosi rispetto all’agricoltura tradizionale. Inoltre, l’impresa si occupa proprio delle due “attività agricole che impattano meno a livello di emissioni: viticoltura e olivicoltura di collina”, come precisa Cunial. “Il vino più importante per noi è la Malvasia Casalini - aggiunge Gian Maria - ottenuta dall’unico vitigno autoctono della provincia di Parma”. Si tratta di una Malvasia antichissima, che proviene da uno dei vitigni più antichi, il Moscato d’Alessandria. Grande attenzione anche alle rinnovabili. “Ci siamo dotati anche di due impianti fotovoltaici, nel 2009 del primo e nel 2012 del secondo” aggiunge, sottolineando la grande attenzione che hanno per l’ambiente e per il recupero delle tradizioni vitivinicole del territorio.

Quanto al tema dei cambiamenti climatici, ormai purtroppo attualissimo, Cunial afferma che le produzioni biologiche, rispetto a quelle tradizionali, sono in grado di fronteggiarne meglio gli effetti. “Le piante, soprattutto quando si tratta di vitigni autoctoni e biologici, hanno una loro memoria che le rende particolarmente resilienti. La Malvasia Casalini, ad esempio, con la gelata del 2018 ha resistito, mantenendo intatti i suoi germogli. E l’anno scorso abbiamo constatato felicemente che la Peronospora, che sta danneggiando la viticoltura di diverse regioni, da noi non era arrivata”.

Infine, un pensiero rivolto ai giovani che si accingono a intraprendere l’attività agricola: Cunial sottolinea la sua contrarietà a una visione bucolica ed edulcorata dell’agricoltura, che non tiene conto della realtà. “È importante invece che i giovani sappiano che questo è un mestiere molto faticoso e impegnativo ma che, se fatto con passione, dà grandi soddisfazioni”. Ha poi aggiunto la necessità in agricoltura di investimenti economici importanti e di una preparazione tecnica altrettanto importante: occorre puntare quindi su formazione e ricerca.

L'intervista è on line sul nuovo numero di Mondo Agricolo, la rivista dell'agricoltura di Confagricoltura.

Fonte: Confagricoltura