Data inizio
29 Mag 2024
Rassegna stampa

CIBUS si conferma come la più importante vetrina per il settore food italiano, e l’affluenza straordinaria dei visitatori professionali, sia italiani che esteri, ha dimostrato l’interesse del mondo per i nostri prodotti.

Se per il prodotto alimentare convenzionale i dati presentati a marzo ‘24 ci dicono che nel 2023 è aumentato il valore dell’export, che supera i 52 miliardi di euro, ma calano leggermente i volumi, per il biologico possiamo parlare ancora di una buona performance, come ci ha mostrato il convegno organizzato da Assobio  nel corso della manifestazione, dedicato alle opportunità dell'”Internazionalizzazione del bio Made in Italy”, con un focus sull’andamento dei mercati, con i dati forniti da ITABIO  (la prima piattaforma a supporto dello sviluppo strategico del biologico italiano sui mercati internazionali) che ha analizzato il comportamento delle imprese italiane su 3 paesi europei di riferimento per il consumo bio.

Ricordiamo prima di tutto che l’export di prodotto bio vale 3.641 milioni di Euro ed il confronto con l’anno precedente vede un rassicurante +8% in termini di valore.

Nel corso della indagine di ITABIO, alla domanda su quali siano i fattori che decretano il successo dei prodotti bio all’estero, le aziende italiane hanno risposto:

  • qualità dei prodotti bio per il 75%
  • interesse per il Made in Italy per il 56%
  • garanzia e tracciabilità per il 33%
  • l’elevata spesa pro-capite per il 32%
  • posizionamento di prezzo per il 23%

Relativamente ai principali ostacoli che le aziende italiane incontrano, le risposte sono state:

  • costi di promozione per il 51%
  • mancanza di un sistema paese che accompagni il BIO made in Italy per il 45%
  • la normativa e burocrazia del paese per il 27%
  • scarse occasioni di incontro con i buyer per il 24&
  • necessità di certificazione aggiuntive per il 18%.

Alla domanda su quali saranno nei prossimi 2 o 3 anni i driver di acquisto dei consumatori per il food, le risposte sono state:

  • Healthy – ingredienti nutrienti e sani per l’88%
  • Price – rapporto qualità/prezzo per l’80%
  • Green – il BIO è un riferimento per il 76%
  • Green – il Packaging deve essere sostenibile per 74%
  • Green – i metodi produttivi devono essere sostenibili per il 68%

Molto interessante l’indagine condotta da ITABIO su 8 mercati esteri che ci ha rivelato la percentuale di famiglie che hanno acquistato prodotti alimentari italiani nell’ultimo anno. Ebbene, al top abbiamo Germania e Francia con il 70%, seguite da USA con il 56% e poi ancora da un gruppo di paesi come Arabia Saudita, Svezia, Danimarca tutti intorno al 40-45%, senza dimenticarci di Cina e Canada per il 37% e 36%.

Alla domanda quale fosse il paese straniero con i prodotti alimentari biologici di maggiore qualità, in tutti questi 8 paesi, la percentuale di chi mette l’Italia al primo posto varia dal 45% in USA al 24% dell’Arabia Saudita. Alla domanda se la sua famiglia ha acquistato prodotto biologico nell’ultimo anno, l’89% degli americani ha risposto “Yes”, seguito dai Paesi scandinavi per l’87%, 76% per il Canada, 72% per Germania e Francia. Si noti che 89% è lo stesso valore che abbiamo in Italia quando si intervistano famiglie italiane.

Le indagini hanno rivelato che il cibo italiano bio ha un buon indice di penetrazione. Ciò è confermato dalla reputazione che l’Italian Food porta all’estero. Infatti, le famiglie intervistate hanno risposto che hanno acquistato prodotto bio italiano, nel 65% dei casi in Scandinavia, nel 36% dei casi in Germania e Francia, nel 25% in Canada e 24% negli USA, a seguire la Cina con il 19%.

A questa semplice domanda “se dalla prossima settimana presso i negozi che frequenta fosse disponibile un prodotto bio italiano, sarebbe interessato ad acquistarlo?”, il grande interesse per il biologico italiano è confermato dalle seguenti risposte: l’85% in Scandinavia, l’82% in Arabia Saudita, il 65% in Messico, il 65% in USA, il 37% in Canada e il 36% in Cina.

Dunque, per il Biologico Made in Italy destinato all’estero si intravedono segnali ancora positivi per il futuro e sulla internazionalizzazione gli operatori non possono permettersi frenate o disinvestimenti perché i mercati più sensibili sono ancora all’estero rispetto al mercato interno.

Fonte: CCPB