Data inizio
17 Nov 2020
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Il protossido di azoto (N2O) è un importante gas a effetto serra che è spesso messo in ombra dall'attenzione che viene posta sull’anidride carbonica (CO2), ma anche l'aumento delle concentrazioni di protossido di azoto negli ultimi due secoli ha contribuito in modo significativo al cambiamento climatico e alla riduzione dello strato di ozono. Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature (si può reperire, a pagamento, a questo LINK) offre nuovi metodi per misurare le fonti globali e i depositi di protossido di azoto, che includono le spesso sottovalutate cause umane delle sue emissioni. Questo studio ha rilevato che le emissioni globali di N2O indotte dall'uomo sono in gran parte correlate alla gestione agricola, in particolare all'uso di azoto sintetico, e ciò suggerisce che l'aumento dell'agricoltura biologica che proibisce l'uso di azoto sintetico può avere un impatto benefico sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Lo studio ha anche evidenziato che il letame di bestiame e l'acquacoltura forniscono un contributo significativo all’emissione dell’N2O, e che dunque la riduzione del consumo globale di carne e degli sprechi alimentari può avere un impatto nella mitigazione delle sue emissioni. Nel complesso, questo studio indica chiaramente che la scienza che misura i gas a effetto serra dovrebbe anche considerare le emissioni di protossido di azoto sia naturali che indotte dall'uomo e non concentrarsi esclusivamente sulle emissioni di anidride carbonica. Come l'anidride carbonica, il modo in cui gestiamo la nostra produzione alimentare gioca un ruolo fondamentale nella mitigazione delle emissioni di N2O.

Fonte: The Organic Center