Data inizio
19 Giu 2015
Rassegna stampa

Non ci si improvvisa contadini. Il mestiere è antico ma necessita sempre di nuove competenze. Gli imprenditori della terra di ultima generazione, innovativi e digitali, frequentano master e università. Spesso li affiancano ingegneri, biologi e geologi. Il risultato è un comparto sempre più giovane, rinnovato e dinamico. Nelle 24 facoltà di agraria degli atenei italiani, gli iscritti sono circa 8mila, il 50% in più di dieci anni fa. Solo 5 anni fa gli agricoltori laureati in agraria erano meno dell’1% e poco più del 3% quelli in possesso di diploma specifico di scuola superiore. Nel 2010 il 71% degli agricoltori aveva il titolo di licenza media. I segnali di un ritorno alla terra sono evidenti. Non più solo secondo il modello produttivo dell’autoconsumo: prevale una nuova ruralità fatta di idee, innovazione, cultura e professionalità. Aperta anche ai mercati esteri. Tante le misure regionali e comunitarie per favorire l’insediamento dei giovani. Cambiati anche i “ferri del mestiere”: niente più (o quasi) zappa, vanga e trattore, più utile un pc, un gps (anche solo per misurare il perimetro e l’ area di un campo) o un drone contadino, capace di fare interventi su intere colture.

Conoscono tutto sulla coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria gli iscritti al master in World natural heritage managment della Tsm (Trentino School of Management, costituita a Trento dalla Provincia autonoma, dalla Camera di commercio e dall’Università di Trento), dedicato alla gestione dei beni inseriti nella lista del Patrimonio mondiale naturale dell’umanità. Mentre alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige si formano gli enologi e gli agricoltori di domani con percorsi superspecialistici, dalle scuole professionali, agi istituti tecnici, fino all’alta formazione. Compresa la laurea breve in viticoltura ed enologia gestita con le facoltà di scienze agrarie e di ingegneria di Udine.

Dal dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa e dalla Coldiretti Torino, invece, è nato “Cibo civile”, progetto di ricerca sui valori economi e sociali prodotti da coltivazione di piante ed allevamenti di animali: una rete di 38 imprese agricole, 15 cooperative sociali, Comuni e consorzi pubblici, Gruppi di azione locale.

Ci sono poi le lezioni sull’agricoltura biodinamica, che partono dagli “impulsi scientifici-spirituali” di Rudolf Steiner organizzate dall’Agenzia di formazione della Regione Toscana: certificazioni, viticoltura e sviluppo territoriale le principali aree tematiche.

Il progetto ‘Grow the future’ propone un percorso didattico nelle classi degli istituti tecnici (chimica, biotecnologie ambientali, agraria, agroalimentare e agroindustriale) e degli istituti professionali per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, con l’obiettivo di spingere i giovani a confrontarsi con le questioni legate al rapporto tra agricoltura e ambiente, stimolando la produzione di idee innovative.

Gli studenti dell’ università Federico II di Napoli hanno di recente partecipato al seminario del maestro dell’Agricoltura organica rigenerativa Jairo Restrepo Rivera, che mette insieme le pratiche biologiche, biodinamiche e della permacultura. Tecniche antiche che fanno innovazione. A Cremona, invece, l’Università cattolica del Sacro Cuore e la Camera di commercio organizzano lezioni all’insegna dell’innovazione come per esempio quello di  imparare a ridurre e riciclare gli scarti alimentari.

Alla Scuola esperienziale itinerante di agricoltura biologica, invece, si impara lavorando: i docenti sono agricoltori veneti, le aule le aziende agricole, pronte a trasformarsi in “incubatori” di nuovi progetti. Una formula originale che attira aspiranti contadini da tutta Italia.

 

“Il Sole 24 Ore – Food24”, 19 giugno 2015, http://food24.ilsole24ore.com

 

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