Data inizio
23 Mar 2015
Rassegna stampa

Una crescita tumultuosa. Negli ultimi anni il vino biologico ha fatto passi da gigante. E tutto ciò nonostante il varo, nel 2012, di un regolamento Ue che di certo ha stretto le maglie rispetto al passato. A quando cioè la regolamentazione era limitata al vigneto e alla produzione di uve biologiche ma si fermava sulla soglia della cantina. A partire dal 2012 invece – e dopo un lungo e controverso contenzioso sul contenuto di solfiti che era possibile utilizzare in cantina – il regolamento 203/2012 ha introdotto regole stringenti anche sulla trasformazione delle uve in vino. E ciò non ha affatto frenano lo sviluppo del settore.

Un fatturato da 3 miliardi: Una crescita che ha portato ad un fatturato di circa 3 miliardi di euro (un terzo dei quali realizzato all’estero). Uno sviluppo che investe in maniera trasversale tutto il paese, dalla Franciacorta alla Toscana fino alla Sicilia.

Ettari in conversione: In Italia si tratta di circa 24mila ettari, pari al 55% del totale. E anche se la conversione verrà completata in un triennio, si tratta pur sempre di una crescita del 15–20% l’anno.

La normativa Ue: Le regole Ue hanno quindi avuto un effetto positivo, anche se un bilancio vero e proprio sarà tracciato a partire dal prossimo mese di maggio «quando – spiega Cristina Micheloni, agronomo Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica), – partirà una revisione globale del regolamento 203 sul vino bio. Una revisione che ci è stata richiesta dalla Commissione Ue per valutare gli effetti del regolamento e se ci sono cambiamenti da apportare. «Un altro aspetto fondamentale – conclude – è lavorare sulla promozione e l’informazione al consumatore finale di cosa sia il vino bio. Lavorare insomma per consolidare i risultati ottenuti evitando che la crescita di questi anni si riveli solo una moda».

“Il Sole 24 Ore”, 19 marzo 2015, http://food24.ilsole24ore.com

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