Data inizio
24 Giu 2020
Rassegna stampa

Su AgricolturaBio.Info il presidente dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica scrive in ricordo di Aldo Paravicini Crespi, pioniere del biodinamico in Italia, di recente tragicamente scomparso.

La scomparsa di un agricoltore è una tragedia che riguarda tutti. Sono pochi gli agricoltori. Le imprese agricole sono circa 400mila e di queste solo il 39% ha almeno un addetto a lavorare e solo una su cento ha più di 9 dipendenti.

Aldo Paravicini Crespi era uno degli imprenditori agricoli di questo paese, storico dirigente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, impegnato in Coldiretti. Gestiva una delle più importanti aziende agricole lombarde, una di quelle che fa occupazione. Si era preparato studiando agraria e poi perfezionandosi in Germania a Darmstadt, per portare in Italia le più avanzate competenze dell’agricoltura biologica e biodinamica. Un pioniere della bioagricoltura, che ha fatto dell’azienda di famiglia, un tempo tenuta dei Visconti, un riferimento internazionale dell’agricoltura ecologica. Dal 1976 la sua azienda, le Cascine Orsine di Bereguardo, è biodinamica e i suoi prodotti sono di alta qualità. Quello che si sa meno è che li si sono formati per decenni tanti dei biologici italiani, che le sue applicazioni pionieristiche sono oggi oggetto di ricerche universitarie e che la sua azienda accoglie continuamente tra i più attivi intellettuali europei, che lì si incontrano coi cittadini e soprattutto coi contadini. Un covo, Cascine Orsine, di quei tempi nuovi in cui gli agricoltori meditano, si formano e progettano, insieme a un nuovo paradigma e a nuovi valori, un nuovo modello agricolo e sociale. Intanto il mondo è in crisi. Le aziende agricole fanno fatica ad andare avanti: il compenso per i prodotti cala, i costi aumentano, il clima è impazzito e c’è sempre un’emergenza da affrontare. Aldo Paravicini sapeva che un’azienda agricola è più che un polo produttivo, che un agricoltore generoso sfama il mondo con prodotti sani e può difendere il paesaggio, presidiare il territorio e i saperi e guardare al futuro per diventare punto di riferimento e accoglienza. Qual è il monumento da fare a un agricoltore? La vita della sua azienda, la salute dell’ambiente e delle persone intorno. Aldo Paravicini ci lascia una realtà di cui vantarci tutti, un’azienda che va continuata e sostenuta, perché tanti agricoltori italiani costruiscano, attraverso il suo lascito, quel modello agroecologico, che si rivelerà decisivo nei prossimi anni.

Fonte: AgricolturaBio.info