Data inizio
23 Mar 2015
Rassegna stampa

+235% Europa, +273% mondo: sono questi i dati relativi allo sviluppo – nel periodo 2002/2013- registrato dalla viticoltura biologica.  E’ quanto emerge dall’analisi Wine Monitor – Nomisma su dati FIBL - predisposta in occasione di Vinitaly 2015. La viticoltura biologica dell’Unione Europea rappresenta il 78% della superficie bio. Nel mondo il 4,6% della superficie vitata è bio; nella Ue l’incidenza sale al 7,6%. La graduatoria per Paese rileva al primo posto il Messico (con uno share del 15,9%), seguito dall’Austria (10,1%). L’Italia è al terzo posto (con il 9,8%) precedendo Spagna (8,9%), Francia (8,5%), Nuova Zelanda (7,2%), Germania (7,1%), Repubblica Ceca (6,4%), Bulgaria (5,0%) e Grecia (4,8%). Nel 2009 l’Italia ha perso il primato delle superfici vitate bio (oggi sono poco meno di 68 mila gli ettari); guida la Spagna (poco meno di 84 mila ettari nel 2013). In Italia guida la Sicilia (25 mila ettari nel 2013; +61,5% rispetto al 2011; 37% delle superfici bio in Italia), seguono la Puglia (10.604 ettari, +32,5%) e la Toscana (8.748 ettari, +73,7%). Anche l’interesse del consumatore italiano nei confronti del vino a marchio bio è cambiata. La presenza di un marchio bio è il primo criterio che guida le scelte di un vino per il 4% dei consumatori italiani.  Nel 2015, inoltre, il tasso di penetrazione del vino bio è in netta crescita: il 16,8% degli italiani (18-65 anni) ha consumato, in almeno una occasione un vino a marchio bio. Balzo importante se si pensa che nel 2013 il consumo di vino bio coinvolgeva il 2% della popolazione e nel 2014 11,6%. Il successo e l’interesse nei confronti del vino bio sono legati all’ottimo posizionamento in termini di qualità, percepita superiore rispetto ai vini convenzionali dal 49% dei consumatori. Tale valutazione diventa ancor più forte tra chi consuma vino bio: il 68% degli user considera superiore la qualità dei vini a marchio bio.

Per Wine Monitor-Nomisma, per incrementare il successo del settore, occorre aumentare la consapevolezza nel consumatore rispetto all’esistenza di di vini a marchio bio. Ulteriori opportunità di espansione arrivano anche dal target degli attuali non consumatori. “La “nuova” certificazione del vino bio ha sicuramente conferito maggiore appeal e chiarezza comunicativa” dichiara Silvia Zucconi Survey Coordinator di Wine Monitor- Nomisma “Parte del potenziale di mercato è stato già conquistato, ma molto può ancora essere fatto.  E’ sempre più prioritario saper comunicare le virtù del vino bio in modo semplice e favorire una maggior presenza del prodotto in Gdo, enoteche e punti vendita specializzati così da favorire il primo acquisto “Ma soprattutto è necessario un maggior presidio dei mercati esteri dove il vino italiano e il vino bio hanno un’ottima reputazione” rimarca Zucconi – Wine Monitor Nomisma “Non è un caso infatti come il vino biologico di importazione abbia ampi riconoscimenti rispetto ai vini convenzionali: negli Usa il prezzo medio all’import dei vini bio è superiore del 14% rispetto a quelli convenzionali”.

“Tigulliovino”, 24 marzo 2015, http://www.tigulliovino.it

 

 

 

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