Rassegna stampa

Lo scorso 22 febbraio si è conclusa la 20° edizione della più importante Fiera
internazionale del biologico, il Biofach. Il 2009 è stato l’anno della
Danimarca, un Paese in cui il consumo di prodotti biologici ha toccato il 6,5%
sul totale di quelli alimentari e il cui giro di affari è cresciuto solo nel
2007 del 33% rispetto all’anno precedente. Al di là della Danimarca, in un
periodo che non possiamo certo definire facile per l’economia sul piano
internazionale, il biologico continua a fornire segnali incoraggianti: gli
ultimi dati mondiali presentati al Biofach danno a livello planetario una
superficie coltivata secondo il metodo biologico di circa 32,5 milioni di
ettari, 1,5 milioni in più rispetto all’anno precedente, e in Italia Ismea ha
censito nel 2008 un incremento nei consumi di prodotti biologici del 5,4%
rispetto all’anno precedente. Cosa dovrebbe recepire l’Italia da un tale evento?
Un mercato agroalimentare quale quello biologico, in crescita in questo periodo,
dovrebbe costituire un prezioso volano per le esportazioni italiane, Paese in
cui il biologico detiene tuttora il primato europeo a livello produttivo, eppure
ci sono delle difficoltà strutturali importanti. Basti pensare che la Danimarca
quest’anno ha finanziato programmi di ricerca nel settore per 8 milioni di euro,
mentre in Italia non sono ancora stati spesi i soldi del primo Piano di azione
per il biologico. In tutti questi anni di crescita, l’Italia non ha saputo
sfruttare l’occasione di far partire la domanda interna, mentre le esportazioni
continuano a crescere nonostante una sostanziale stabilità della superficie. E
ora la Spagna tocca il milione di ettari e si avvicina sempre di più alle nostre
posizioni. E’ giunto il momento di dare ‘credibilità’ alla nostra produzione
anche attraverso una più massiccia domanda interna.<br><br><i>Fonte di
informazione:</i> “L’Informatore Agrario”, n. 10, 6-12 marzo 2009, p. 77-78.