Data inizio
19 Ott 2023
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A breve sarà disponibile il primo sale marino biologico. E’ infatti iniziato l’iter di certificazione, ai sensi del Reg. (UE) 2018/848, della prima salina italiana biologica, nonostante la Commissione Europea debba ancora definire alcuni aspetti del regolamento di riferimento.

La scelta del biologico per l’operatore, che si trova in Sicilia nel contesto dello Stagnone di Marsala, di fronte all’isola di San Pantaleo, che ospita la più nota città storica di Mozia. è l’opportunità per dare ulteriore valore aggiunto ad un prodotto che già possiede la prerogativa di non contenere sostanze antiaggreganti.

Nonostante il regolamento a tal proposito consenta di utilizzare il ferrocianuro di sodio (E535) come antiagglomerante, con un dosaggio massimo di 20 mg/kg di NaCl, l’operatore ha scelto di confezionare il sale con una grana più grossa in grado di prevenire gli agglomerati, scelta che rende ancora più virtuoso il sistema di produzione del sale, nonostante il 31/05/2011 la Commissione, in risposta ad un quesito, abbia espresso parere positivo all’uso di questo additivo alimentare.

La Commissione infatti fa suo uno studio del 1991 pubblicato dal Comitato Scientifico dell'Alimentazione che ha fissato una dose giornaliera accettabile (DGA) di tale ione pari a 0,025 mg/kg di peso corporeo; visto che questa DGA può essere raggiunta solo consumando 75 g di sale (adulti) o 19 g di sale (bambini entro 15 kg) e questo non è possibile con una dieta normale, l'uso limitato del ferrocianuro di sodio è considerato sicuro per i consumatori.

Le tecniche di estrazione e lavorazione del sale in uso sono quelle di una volta: l’operatore ha mantenuto la prerogativa dell’estrazione manuale con gli attrezzi di sempre, in sintonia con le considerazioni che guidano la Commissione nella predisposizione delle regole per la produzione del sale biologico. Le stesse considerazioni riguardano anche la protezione dell’ambiente e del clima attraverso la riduzione dell’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili.

Anche i processi di lavorazione della salina in via di certificazione sono tradizionali e prevedono soltanto interventi meccanici senza aggiunta di sostanze estranee, fino al confezionamento, anch’esso manuale.

La possibilità di certificare il sale biologico rappresenta una grande opportunità per l’ambiente, per chi lo estrae e per il consumatore: infatti il rispetto dei requisiti generali e di quelli specifici per la produzione e la preparazione del sale biologico consente di ridurre l’impatto ambientale dell’estrazione e della lavorazione del sale.

Infine per i produttori di sale, la certificazione ai sensi del Reg. (UE) 2018/848, rappresenta un’opportunità per la valorizzazione dell’oro bianco e al contempo viene offerta la possibilità al consumatore di utilizzare un prodotto naturale certificato e di sponsorizzare indirettamente una scelta imprenditoriale coraggiosa e rispettosa dell’ambiente. E’ auspicabile che la scelta di questa azienda sia d’esempio e abbia un effetto trainante per le altre saline e per i siti d’estrazione in terra ferma, questi ultimi molto più impattanti per l’ambiente perché producono la maggior parte del sale in commercio.

Fonte: CCPB

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