Data inizio
05 Giu 2024
News

Il Gruppo Davines – azienda attiva nel settore della cosmetica professionale con i marchi per l’haircare Davines e per lo skincare,  certificata B Corp dal 2016 – annuncia l’apertura delle candidature per la prima edizione del Premio The Good Farmer Award 2024. L’iniziativa è la prima in Italia che premia gli agricoltori che abbiano già avviato progetti ispirati ai principi fondamentali dell’agricoltura biologica rigenerativa e dell’agroecologia. Gli agricoltori di età inferiore o uguale a 35 anni potranno presentare il proprio progetto a partire dal 04 giugno 2024 ed entro le ore 18:00 del 25 luglio 2024 – compilando il modulo sul sito https://davinesgroup.com/il-nostro-impatto/percorsi/the-good-farmer-award. La cerimonia di premiazione si terrà il 27 Novembre 2024 al Davines Group Village di Parma.

Requisiti necessari per accedere al bando sono l’avere ottenuto una certificazione biologica e applicare i principi dell’agricoltura biologica rigenerativa e dell’agroecologia. In particolare i giovani agricoltori coinvolti e le loro aziende agricole dovranno dimostrare di utilizzare almeno 3 tra le strategie e le pratiche di agricoltura biologica rigenerativa e agroecologia identificate dal bando, tra cui la rotazione colturale, il minimo disturbo del suolo, l’utilizzo di fertilizzanti organici, la coltivazione di alberi associata a campi seminativi o a pascoli, l’uso di colture di copertura come le leguminose e la pacciamatura del terreno.
The Good Farmer Award nasce su iniziativa del Gruppo Davines in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, autorevole centro studi sulla green economy in Italia. I due vincitori riceveranno dal Gruppo Davines 10.000 euro ciascuno per l’acquisto di materiale e per interventi finalizzati a migliorare e sviluppare le pratiche agroecologiche già avviate.

L’obiettivo del Premio è di contribuire alla diffusione di una nuova cultura di produzione agricola, che sostenga la transizione ecologica delle filiere agroalimentari ma non solo. L’agricoltura biologica rigenerativa va oltre il concetto di sostenibilità perché non solo limita gli impatti ambientali negativi generati dall’agricoltura convenzionale ma è in grado di ripristinare e rigenerare gli ecosistemi danneggiati con pratiche e interventi che sequestrano carbonio dall’atmosfera, riducono l’inquinamento dei suoli e delle acque e contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico.
Il punto di partenza è la salute del suolo, che influisce su quella delle piante, del cibo che mangiamo e del Pianeta. Il termine agricoltura biologica rigenerativa è nato negli anni ’80 grazie al Rodale Institute, un istituto di ricerca statunitense senza scopo di lucro; molte delle pratiche rigenerative come le colture di copertura e il compostaggio fanno parte della gestione dell’azienda agricola da generazioni con l’obiettivo finale di aumentare la sostanza organica nel suolo.

L’agricoltura biologica rigenerativa richiede un cambio di paradigma nel modello di produzione agricola industriale e si basa su bisogni urgenti e oggettivi: più del 60% dei suoli europei non è in salute e non è in grado di fornire adeguatamente servizi ecosistemici essenziali per l’uomo. In Italia la percentuale è del 47% e tra i problemi principali c’è l’erosione dovuta soprattutto alla perdita di copertura vegetale (fonte: Re Soil Foundation, 2023).
L’ erosione a sua volta causa l’emissione di CO2 in atmosfera, contribuendo al cambiamento climatico e alla perdita di carbonio, che dal suolo passa all’atmosfera (in alcune zone d’Italia la percentuale di carbonio nel suolo è al di sotto dell’1%).

A esaminare i progetti candidati sarà la Commissione giudicatrice del Premio, composta da sei membri fra professori universitari ed esperti in temi di agricoltura, agroecologia e sostenibilità, tra i quali il Presidente di giuria Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Il Gruppo Davines nel corso dell’anno lancerà un’edizione del Premio The Good Farmer Award anche negli Stati Uniti in collaborazione con il Rodale Institute.

Fonte: Corriere Ortofrutticolo