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<P align=justify>Senza trattamenti non si fa uva. Senza concimazioni si fa poca uva. Il vino biologico non esiste. Anzi, il vino è tutto biologico. Pittaro dixit (e Cristina Micheloni risponde) Sull'onda emotiva del biologico, un paio d'anni fa, qualcuno ha tentato di mettere in commercio il ''vino biologico''. Il messaggio truffaldino è peraltro subito rientrato, in quanto il vino biologico non esiste. Esiste semmai, con tutte le riserve del caso, l'uva biologica. La legge non ha mai autorizzato la dicitura ''vino biologico''. Perbacco, durante la fermentazione, nei vini normali e nei sedicenti biologici si sviluppano in ugual misura circa duecento milioni di fermenti per ogni millilitro, più un'altra pletora di batteri, enzimi e quant'altro, senza distinzione alcuna tra i due vini. Più biologico di così! Se il vino non biologico fosse inquinato da ''pesticidi'' non fermenterebbe, resterebbe mosto da buttare. Ma, al di là delle battute sarcastiche sugli sfruttatori dell'ingenuità altrui, cerchiamo di dare una spiegazione al problema, di modo che il lettore possa farsi una sua opinione senza cadere nelle trappole dei venditori di fumo, peraltro sostenuti spesso da leggi ingenue e illusorie. Il problema sta in questi termini. Senza trattamenti non si fa uva. Senza concimazioni si fa poca uva. Le concimazioni chimiche si fanno con sali minerali. Le fanno tutti. Le concimazioni organiche (letame), le fanno in pochi. Qui l'intralcio arriva spesso dalla legge che stabilisce l'intervento dell'Azienda sanitaria per analizzare il terreno e per controllare se in quel terreno si può spargere lo stallatico. Poi, per trasportare lo stallatico da un Comune all'altro, ci vuole l'autorizzazione del sindaco. Per i concimi chimici non serve nulla. Evviva le facilitazioni per il biologico! Arriviamo ora al problema più grosso. I trattamenti contro la Peronospora e l'Oidio. Per l'oidio non ci sono problemi biologici. Tutti trattiamo con zolfo, in polvere o sciolto in acqua. Resta la peronospora. Qui la cosa si fa complicata. Contro questa malattia esistono due sistemi per combatterla. O con solfato di rame, o con principi chimici, di diverso grado di veneficità. Il solfato di rame, o poltiglia bordolese, viene usato da quando è comparsa la malattia, ossia dalla seconda metà del 1800. Il solfato di rame viene mescolato con la calce. Si trattano le foglie delle viti e i grappoli, che restano imbrattati del prodotto. Le sostanze chimiche si sciolgono in acqua e con appositi atomizzatori vengono sparse sulle foglie o sui grappoli. Ci sono sostanze ad elevata tossicità e a bassa tossicità. Le leggi favoriscono quelle a bassa tossicità, a basso impatto ambientale, dando anche contributi a chi le usa. Sono meno efficaci, necessitano di trattamenti più frequenti, non danno la sicurezza assoluta. Si degradano in breve tempo e quasi scompaiono. Quelle più tossiche curano meglio, ma lasciano maggiori residui sull'uva. Qual è, allora, l'uva biologica? Quella prodotta con trattamenti di zolfo e di solfato di rame! Ma noi ci chiediamo: è giusto così? A prima vista tutti rispondono con un netto ''sì''. Ma noi vogliamo andare più a fondo. La poltiglia bordolese è vecchia di circa 130 anni. Sperimentatissima, efficace. In fondo è un sale fatto con acido solforico e con rame, neutralizzati con calce. È tradizionale, quindi è adatta per il biologico? Nemmeno per sogno. Anche i recipienti di peltro, fatti con il piombo, sono tradizionali, non di 130 anni, ma di oltre 1300 anni. Ma questi recipienti, che servivano anche a conservare il vino, hanno avvelenato mezzo mondo. La pazzia degli imperatori romani è dovuta al vino bevuto conservato in peltro. Morale: non è vero che tutto ciò che è tradizionale è igienico e da imitare. Anche il solfato di rame è un metallo pesante come il piombo, si accumula nei tessuti e non viene eliminato. Ergo, l'eccesso è un gran veleno. E allora? Pochi trattamenti con solfato di rame lasciano pochi residui. Pochi trattamenti con sostanze chimiche a bassa tossicità lasciano pochissimi residui. Usiamo la testa e ascoltiamo la scienza. Non prendiamo per i fondelli la gente. Non esiste il vino biologico. Anzi, il vino è tutto biologico. Piero Pittaro Nota: Piero Pittaro, fondatore di Assoenologi, è presidente onorario dell'associazione mondiale degli enologi. Ha scritto ''Uomini e Cantine del Vigneto Friuli''. </P>