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È stato presentato il 26 marzo presso l’Istituto Agronomico
Mediterraneo di Bari il rapporto ''Il biologico nel Bacino del
Mediterraneo. Politiche, normative e mercati per un'agricoltura di
qualità''. <br><br>Nato dalla collaborazione Ismea/Iamb e curato
dall'Osservatorio permanente sul sistema agroalimentare dei Paesi del
Mediterraneo, il rapporto è stato realizzato con il contributo del
Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. <br>In
esso viene delineato lo scenario attuale del settore nel bacino
mediterraneo, fornendo indicazioni sulle possibilità di sviluppo
soprattutto al mondo della politica e della ricerca, con lo scopo di
incentivare le potenzialità esistenti e coinvolgere i Paesi delle
sponde sud ed est del Mediterraneo. Tutto ciò in considerazione della
creazione della zona di libero scambio che partirà nel 2010. <br>Alla
presentazione è intervenuto il Ministro Paolo De Castro, il quale ha
dapprima evidenziato che ''l'area di libero scambio, di fatto, con la
limitazione dei dazi che oggi esiste per i prodotti mediterranei, è già
una realtà, e al momento non si segnalano difficoltà dal punto di vista
commerciale'', considerando poi che è ''di gran lunga superiore il
flusso che dal nord del Bacino va verso il sud rispetto ai prodotti del
sud che vengono verso il nord''. <br>
Durante la presentazione il Ministro ha ricordato tutti gli interventi
della politica a favore dello sviluppo del settore del biologico: “Sono
state avviate le misure previste dal Piano d’Azione Nazionale per
l’agricoltura biologica – ha spiegato De Castro – che è stato
finanziato con 30 milioni di euro per i prossimi 3 anni ed è stata
introdotta la possibilità, per le imprese agricole ed alimentari, di
dedurre dalle imposte il 50% dei costi per la certificazione di qualità
ed il controllo dei prodotti biologici oltre che Dop e Igp”. Non è
tutto: “Per cogliere al meglio le novità del nuovo quadro normativo
europeo – ha aggiunto il Ministro – ho avviato l’iter di approvazione
di una nuova legge nazionale per l’agricoltura biologica che dovrà
rendere permanenti le risorse per il settore, garantendo la ricerca,
che è fondamentale”. <br>L’evento
di Bari è stato anche l’occasione per presentare gli ultimi dati
relativi al settore: “Siamo i primi produttori in Europa con oltre 1
milione di ettari certificati – ha detto De Castro – e i quarti al
mondo per estensione delle coltivazioni, ma ancora i primi per
percentuale di terreni agricoli convertiti. L’agricoltura biologica
italiana è tra le prime a livello mondiale anche per fatturato, che si
aggira intorno agli 800 milioni di euro”, considerando inoltre che “la
globalizzazione porta con sé anche l’omologazione, ed è anche per
questo che abbiamo scelto, insieme alla Spagna ed ai Paesi del bacino
Mediterraneo che hanno voluto aderire al progetto, di proporre la
candidatura della dieta mediterranea a patrimonio immateriale
dell’Unesco; un patrimonio non solo di scientificamente riconosciuta
salubrità, ma di tradizioni, saperi e qualità che hanno fatto grande la
storia e l’immagine dell’Italia nel mondo”. <br>Il Direttore dello
Iamb Cosimo Lacirignola ha voluto rimarcare nel suo intervento che ''il
rapporto denota la volontà, non solo dei Paesi europei mediterranei, ma
anche di quelli balcanici e della parte sud del Mediterraneo, di
definire una linea di qualità. Le tre parole d'ordine sono sicurezza,
qualità e identità: unire tutti insieme questi aspetti significa quindi
passare da una competizione tra prodotti a un partenariato attivo''.
Lacirignola ha continuato sottolineando che ''definire l’identità
significa che un extravergine biologico di Biserta può tranquillamente
essere al fianco di un extravergine biologico di Bitonto in quanto due
prodotti con identità completamente differenti, che hanno sapori
differenti ma che hanno label di certificazione uguali''. <br>Secondo
il direttore dello Iamb ''definire stessi linguaggi, stesse regole e
procedere in questa direzione significa unire ciò che il mondo
fondamentalmente divide, il tutto partendo dall'agricoltura''. Ed anche
il Presidente dell'Ismea, Arturo Semerari, ha precisato come gli
interventi dei Paesi dell’Unione Europea possano contribuire a
sviluppare una produzione agricola nel rispetto della tipicità locale,
favorendo contemporaneamente la ricchezza dell’agricoltura dell’intera
area euromediterranea. <br>Il volume è consultabile presso il SINAB.<br><i>Fonte di informazione:</i> MiPAAF; AIOL