Rassegna stampa

<div style="text-align: justify;">Con
un giro di affari al consumo stimato in oltre undici miliardi di euro,
l’Unione europea si conferma come il principale mercato al mondo per i
prodotti biologici, anche se per dimensioni e dinamica vi sono delle
profonde disparità nell’evoluzione della domanda tra i singoli Stati
membri. In base alle analisi più recenti, a livello mondiale le vendite
di prodotti biologici si stima siano cresciute almeno del 6% nel 2004,
ma solo grazie al traino garantito dalla sempre più larga diffusione di
questi prodotti in Paesi extraeuropei ad economia di mercato, come gli
Stati Uniti e l’Australia, ed in altri mercati emergenti come la Cina,
dove il sistema di produzione biologico ha cominciato da poco a muovere
i primi passi. Al contrario, le previsioni di crescita formulate
soltanto qualche anno addietro per l’Unione europea sono state
pesantemente ridimensionate e, tranne qualche eccezione, il mercato dei
più importanti Paesi comunitari cresce solo di qualche punto
percentuale. In questo contesto, vi sono opinioni divergenti sul futuro
degli alimenti biologici in Europa. Da un lato c’è un ragionato
ottimismo per una veloce ripresa del mercato, indotto dal fatto che il
recente allargamento della Ue dovrebbe portare la superficie biologica
a crescere ulteriormente nei prossimi anni, mettendo dunque a
disposizione dell’industria di trasformazione materie prime a prezzi
più contenuti di quelli attuali. Al momento ci sono indizi che lasciano
intravedere la luce alla fine del tunnel sul versante della domanda
europea. Un primo segnale positivo è venuto dall’ultimo Biofach di
Norimberga, la più grande esposizione annuale di prodotti biologici e,
dunque, “termometro” attendibile della situazione di mercato nel
Vecchio Continente, dove è stato fatto il punto della situazione per
gli anni a venire. Nel corso della manifestazione è stato
ufficializzato il fatto che, in Germania, l’anno scorso i consumi di
prodotti biologici hanno ripreso il trend di crescita, raggiungendo i
3,5 miliardi di euro, dopo un anno di stagnazione coinciso con uno
scandalo legato al ritrovamento di tracce di nitro-fosfati in alimenti
regolarmente certificati. Nei mercati come l’Italia, dove invece si è
registrata una maturità anticipata di questa categoria di prodotti, il
rilancio del biologico passa soprattutto attraverso un ripensamento
della politica dei prezzi così come della scelta dei canali
distributivi. Come dimostra il mercato della Germania, dove nel 2004
solo il 29% degli acquisti di prodotti biologici è passato attraverso
la rete di supermercati e discount, mentre una quota altrettanto
consistente delle vendite transita nei canali specializzati o viene
realizzata con varie forme di vendita diretta.<br></div><i>Fonte di informazione:</i> «Agricoltura», n. 7-8, luglio – agosto, pp. 86-88