Data inizio
10 Mar 2020
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Gli scienziati dell'INRAE (l’institut National de Recherche pour l’agriculture, l’alimentation et l’environnement) e del CNRS (Centre d'Ecologie Fonctionnelle et Evolutive), in collaborazione con colleghi di Germania, Spagna, Regno Unito e Canada, hanno verificato come la diversità delle colture e la lunghezza dei bordi dei campi (i campi più piccoli hanno una lunghezza del bordo dei campi proporzionalmente più lunga) possono arricchire le specie vegetali nei terreni agricoli. Il loro studio, pubblicato sul Journal of Applied Ecology e basato sui risultati di 1.451 siti agricoli, mostra che aumentare la lunghezza dei bordi dei campi potrebbe essere una misura molto efficace per integrare gli schemi agroambientali, mantenendo e ripristinando la diversità delle piante al centro dei campi.

Oggi i terreni agricoli contengono un numero di specie di piante spontanee inferiore rispetto a trenta anni fa, e anche il loro numero è fortemente diminuito. Spesso considerate un fastidio dagli agricoltori, le piante spontanee nei campi (chiamate anche erbacce), sono un collegamento essenziale nella rete della biodiversità, offrendo cibo e riparo a molti animali diversi come impollinatori, uccelli e insetti che supportano la crescita delle colture.

Un modo per ridurre il declino di queste piante è aumentare la proporzione di elementi semi-naturali (come siepi e strisce erbose) nell’insieme dell'ambiente agricolo. Ma ciò riduce anche la superficie disponibile per la produzione agricola e richiede cambiamenti sia nella pratica che nella percezione dei benefici, cose che non sempre sono facili per gli agricoltori. Un team di ricerca ha cercato così di trovare delle leve alternative, con un'attenzione particolare all'inclusione dell'eteorogenità nel mosaico delle colture, indipendentemente dal fatto che questo assuma la forma di una diversificazione delle colture, o una quantità maggiore di bordure dei campi o entrambi.

Nell'ambito del progetto European FarmLand (The “FarmLand Project” è finanziato dal Biodiversa program: http://www.farmland-biodiversity.org/index.php?sujet=1), che ha coinvolto 30 laboratori in Europa e in Canada, i ricercatori hanno confrontato i livelli di diversità vegetale in 1.451 km2 di siti di studio coltivati e in 432 diversi paesaggi agricoli, dove la lunghezza totale dei bordi dei campi, la diversità delle colture e la proporzione di elementi semi - naturali erano indipendentemente variabili. Sono state identificate in totale 899 specie di piante.

I ricercatori hanno dimostrato che i bordi dei campi più lunghi negli ambienti agricoli aumentano la diversità spontanea delle piante nei siti di studio, compresi quelli senza caratteristiche semi-naturali tra i campi coltivati. Questo effetto positivo è stato ancora più evidente nel centro dei campi, dove il numero di piante spontanee è generalmente inferiore rispetto ai bordi. Il team ha anche dimostrato che bordi di campo più lunghi e la diversità delle colture hanno ruoli diversi e complementari. Ad esempio, aumentare i primi porta a una maggiore diversità delle piante sui pascoli, mentre aumentare la seconda porta ad una maggiore diversità delle piante nelle colture.

Ciò suggerisce che l'alterazione delle forme dei campi per aumentare la lunghezza dei bordi dei campi negli ambienti agricoli e l'aumento della diversità delle colture sosterrebbe un'elevata diversità delle piante direttamente al centro dei campi e genererebbe quindi una vasta gamma di servizi ecosistemici associati. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che non vi è alcuna riduzione significativa delle rese per i campi più piccoli. Queste misure potrebbero quindi costituire una leva sostanziale (e molto poco sfruttata) per sostenere sia la biodiversità sia i raccolti nei terreni agricoli.

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Fonte: INRAE