Data inizio
16 Mar 2015
Rassegna stampa

In caso di mancato accordo entro il prossimo mese di giugno, la Commissione europea ha previsto il ritiro della proposta di regolamento, presentata nel marzo 2014, riguardante la produzione agricola biologica. E in quest’ottica diventerà fondamentale l’esito della discussione sulla riforma delle norme che regolano l’agricoltura biologica in programma al Consiglio Ue del 16 marzo prossimo. Nell’occasione non dovrebbero emergere novità di rilievo negli schieramenti che si sono delineati lo scorso anno: L’Austria è assolutamente contraria alla proposta, critiche sono arrivate anche dai rappresentanti di Germania, Polonia, Danimarca, Lituania e Paesi Bassi. E anche il commissario all’Agricoltura, Phil Hogan, ha dichiarato che la proposta avanzata dal precedente Esecutivo contiene una serie di oggettivi limiti. Sono essenzialmente tre gli aspetti criticati, e riguardano la prevista soppressione, fatti salvi casi eccezionali, delle deroghe consentite dalla normativa in vigore (regolamento n. 834/2007). Nella proposta di regolamento si sottolinea che le deroghe possono minare la fiducia dei consumatori, e ostacolare la diffusione di fattori produttivi in forma biologica. C’è poi la questione della completa conversione delle aziende biologiche. In sostanza, tutte le strutture dovrebbero essere gestite per intero in conformità dei requisiti applicabili alla produzione biologica (tra le aziende biologiche italiane c’è una presenza di circa il 15% di strutture miste). Infine, il sistema delle autorizzazioni alle importazioni dai paesi terzi: secondo un audit svolto dalla Corte dei conti Ue, l’attuale sistema delle autorizzazioni non consente di garantire un approccio armonizzato tra le autorità che, a livello nazionale, provvedono al rilascio. Da qui la proposta della Commissione di subordinare le importazioni alla disponibilità di tutte le informazioni necessarie per garantire la tracciabilità dei prodotti lungo l’intera catena alimentare.

 

“Agrisole”, 6-12 marzo 2015, p. 6

 

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