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<div style="text-align: justify;"><b></b>Attualmente
fra i consumatori esiste una maggiore attenzione alla qualità dei
prodotti agroalimentari. Per saperne di più abbiamo fatto delle
ricerche e un'intervista a Peter van den Broek, laureato a Rotterdam in
economia aziendale, il quale inizialmente ha insegnato economia
aziendale in un istituto di Andria e attualmente si occupa della
commercializzazione di prodotti biologici. Quante aziende biologiche
esistono sul territorio nazionale ed europeo? ''Gli ultimi dati
risalgono al 31.12.2000. Nel 2000 le aziende biologiche europee hanno
superato le 130.000 unità (1,86% sul totale dei titolari di aziende
agricole). Sulla base degli stessi dati, le aziende agricole biologiche
in Italia ammontavano a 54.000 unità contro le 49.190 dell'anno
precedente. Il 38% delle aziende bio in Italia sono spesso aziende di
piccole dimensioni. L'Italia ha il 28% della superficie bio nell'Unione
Europea. La Puglia ha 5.940 aziende agricole.Tante le imprese
alimentari che utilizzano prodotti bio quale materia prima nel processo
di trasformazione industriale. Le aziende di trasformazione di prodotti
biologici in Italia sono 4.293. In Puglia 263. Il dato indica in Puglia
una presenza poco diffusa di imprese con una struttura industriale ed
artigianale per la trasformazione biologica. La Puglia occupa senza
dubbio un ruolo di rilievo nel settore biologico italiano. Per molti
aspetti i numeri lo confermano, ma occorre ancora lavorare sodo, perché
si abbia una crescita completa e bilanciata''. Come vengono distribuiti
i prodotti agricoli? Su quali mercati? Con quale marchio? ''In Italia i
produttori agricoli vendono i loro prodotti direttamente nella zona ai
negozi specializzati. A Putignano ce ne sono due: la Biottega e I
Frutti di Gaia. In Italia gran parte dei prodotti è venduta ai
grossisti del biologico (p.e. Apofruit - Mustiola - Conerpo; tutte
aziende situate nel Nord-Italia) che vendono sia a negozi specializzati
che a supermercati questo perché al Nord si trova il numero più elevato
di consumatori biologici. Sono i supermercati che controllano più del
50% del mercato bio. Per citare i più grandi c'è: Esselunga che vende
con il suo marchio ''Bio'', mentre la Coop si profila con il marchio
''Bio Si''. L'Apofruit, la più grande cooperativa di produttori bio con
sede in Cesena, è una delle poche aziende che è riuscita a vendere i
prodotti agricoli sotto il marchio proprio '' Almaverde'' ai clienti
finali. Per i produttori del Sud è difficile con un proprio marchio,
perché le aziende di piccole dimensioni, non hanno la forza economica,
la capacità organizzativa per posizionarsi nel mercato con un marchio
proprio''. Quale legislazione tutela l'agricoltura biologica?
''Nell'Europa biologica il grande cambiamento è avvenuto nel 1991,
quando la CEE con il provvedimento legislativo 2092/91, ha definito il
campo di applicazione, le norme di produzione, le caratteristiche del
sistema di controllo e dell'etichettatura nonché le norme per
l'importazione da paesi extra UE. Il successivo regolamento 331/2000
introduce il marchio o logo del biologico che deve comparire nelle
etichette dei prodotti biologici dei Paesi dell'UE. Penso quindi che
coltivare senza usare pesticidi e fertilizzanti è utile a noi e alla
natura: a noi, perché possiamo mangiare cibi sani che non danneggiano
la nostra salute; alla natura, perché non viene alterata dall'utilizzo
di sostanze nocive. E' un invito per noi generazioni future a
continuare a lavorare nel settore del biologico''.<br></div>Valerio van den Broek<b>La Gazzetta del Mezzogiorno</b>