Coordinatore
Istituto di ricerca
Data inizio
01/01/2009
Data fine
01/01/2012

Obiettivi generali:

Il progetto svilupperà nuove tecnologie per la rivelazione di sostanze illecite in zootecnia da affiancare alle tecnologie ufficiali inoltre l’obiettivo principale che ci si prefigge è quello di realizzare esperimenti in vivo per valutare meglio alcuni parametri istologici e molecolari che sono riconducibili ad un trattamento illecito con sostanze a rischio oncogeno per l’uomo. L’applicazione di metodiche innovative per il controllo della qualità del latte sviluppate nel presente progetto garantiranno a quei produttori che puntano sulla qualità del prodotto e sul rispetto delle normative un serio strumento di controllo per scoraggiare la concorrenza “sleale”di allevatori non in regola. Lo sviluppo e l’applicazione di metodi di controllo sempre più efficaci contribuirà inoltre a aumentare la fiducia del consumatore nella qualità e salubrità degli alimenti presenti sul mercato, promuovendo un consumo consapevole che privilegi la produzione di qualità ed riducendo il rischio di crisi del settore come quelle realizzatesi nel recente passato legate all’incertezza sulla effettiva salubrità di alimenti di origine animale. La ricerca nel latte di sostanze chimiche e microbiologiche renderà questo alimento e i derivati più sicuri riducendo il rischio chimico-tossicologico e batterico soprattutto per quelle malattie con caratteristiche zoonosiche.

Breve descrizione del progetto:

I bovini allevati allo stato brado e semibrado, di razza podolica e/o meticcia, su pascoli con vegetazione spontanea e sui quali non si fa assolutamente uso di sostanze chimiche, possono rappresentare markers di rischi ambientali. Molto diffusa su questi terreni è la felce (Pteridium aquilinum) considerata un vegetale contenente principi tossici (tra questi lo Ptaquiloside è considerato il più potente fattore oncogeno) per gli animali e, direttamente o indirettamente, anche per l’uomo. Infatti, gli animali che si alimentano con felce possono andare incontro a patologie infiammatorie e, addirittura, neoplastiche. Recentemente è stata ideata una indagine metodologica che permette di evidenziare tracce di Ptaquiloside in liquidi biologici (per es. il latte). Questo permetterà di studiare l’eventuale presenza di questa sostanza tossica nel latte anche di altri animali allevati con sistema dell’agricoltura biologica (prati naturali e senza l’uso di sostanze chimiche). Lo studio tossicologico degli alimenti di origine animale (presenza di Ptaquiloside nel latte e nella carne) verrà accompagnato dall’analisi dei suoli sui quali questi vegetali si accrescono. È risaputo che la felce, pianta largamente diffusa, è una specie acidofila che vegeta su suoli a matrice silicea, anche aridi, nei boschi, nelle macchie e nei pascoli.

Risultati attesi (descrizione, divulgabilità, applicazioni):

I risultati prevedono il riscontro, nei campioni prelevati, di DNA di Bovine Papillomavirus type 2, l’isolamento di diversi ceppi batterici. In aggiunta, lo studio tossicologico del latte proveniente da questi bovini permetterà di fare importanti considerazioni di sicurezza alimentare (bisogna ricordare che a tutt’oggi non esiste una normativa che prevede di regolamentare l’uso del latte di questi animali destinato all’alimentazione umana). I risultati ottenuti rappresenteranno il presupposto per gli studi epidemiologici volti ad indagare l’incidenza di tumori gastrici nell’uomo. Infine, verranno messe in evidenza eventuali relazioni esistenti tra contenuti di molecole tossiche presenti nei tessuti vegetali (caratteristici delle specie esaminate e di specie affini) ed alcuni parametri dei suoli (quali contenuto in metalli pesanti, carenza o eccessiva disponibilità di micro e macro-nutrienti), nonché con le particolari condizioni pedo-climatiche (esposizione, piovosità, ecc).