Data inizio
05 Ago 2024
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L’agricoltura conservativa o rigenerativa sta dimostrando di avere un ruolo positivo nel contrasto ai cambiamenti climatici, grazie a un’impronta carbonica inferiore a quella delle tecniche agronomiche convenzionali. Merito principalmente del minore numero di lavorazioni e della conseguente riduzione degli input energetici come il carburante. Inoltre, il minore disturbo del suolo favorisce il miglioramento dei terreni e della loro biodiversità. Ci sono però ancora poche informazioni di lungo periodo riguardo all’evoluzione delle proprietà dei suoli gestiti con minima o non lavorazione e alla loro risposta produttiva nel tempo. Raccogliere tali informazioni per inserire nella pratica corrente queste tecniche agronomiche, gestendo in maniera ottimale le coltivazioni di pieno campo, è stato l’obiettivo del progetto DICO-SOS: DIgestato, Cover crops e Operazioni colturali per aumentare la Sostanza Organica del Suolo, finanziato dal Psr 2014-2020 dell’Emilia-Romagna.

I risultati finali del progetto sono stati presentati durante il convegno “Semina su sodo, minima lavorazione e aratura, un confronto lungo 7 anni”, svoltosi il 24 luglio alla Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra a Malborghetto di Boara (FE). La base di partenza di DICO-SOS è stata il progetto Nitrati Ferrara, finanziato sempre dal Prs 2014-2020 dell’Emilia-Romagna e concluso nel 2019, che aveva allestito un campo sperimentale in località Cona (FE), dove la tecnica tradizionale (aratura a 40 cm) era stata messa a confronto con minima lavorazione e semina su sodo.

La Fondazione Navarra ha mantenuto il campo negli anni successivi consentendo al progetto DICO-SOS di proseguire gli studi sull'agricoltura conservativa nel 2023 e 2024. Con il coinvolgimento di altre due aziende (Gheradi e Preti) la tecnica dell’agricoltura conservativa è stata applicata ad altri terreni della provincia ferrarese – molto diversi tra loro per contenuto di sostanza organica -, raccogliendo informazioni che validano l’agricoltura conservativa dal punto di vista agronomico. Al tempo stesso, però, si sono evidenziati alcuni aspetti che, se non conosciuti e gestiti, possono diventare criticità in grado di compromettere la produttività delle colture. In particolare, dai campionamenti di suolo fatti a maggio 2024, dopo la coltivazione di mais (2023) e cover crop (novembre 2023-aprile 2024) è emerso che il contenuto di sostanza organica nello strato 0-40 cm è stato mediamente del 2,4%, senza differenze significative fra le tesi messe a confronto (aratura, minima lavorazione e semina su sodo). Confrontando però due profondità si è verificato che nello strato profondo (20-40 cm) il contenuto è leggermente inferiore rispetto allo strato superficiale (0-20 cm), con una tendenza maggiore nei terreni condotti a sodo. Anche le produzioni, seppur in maniera non significativa, hanno fatto registrare una resa minore di biomassa (trinciato di mais) nella tesi con semina su sodo rispetto alla minima lavorazione e all’aratura, probabilmente a causa del minor numero di piante. Dopo 7 anni, la tesi con semina su sodo ha fatto registrare una maggiore umidità del terreno ma anche un maggiore compattamento, che si è ridotto con l’utilizzo delle cover crop.

Le considerazioni che si possono fare dopo sette anni di sperimentazioni sono che la riduzione delle lavorazioni (1° pilastro dell’agricoltura conservativa) se non accompagnata da rotazioni idonee (2° pilastro) e dalla copertura del suolo (3° pilastro) può limitare e/o ridurre l’accumulo di sostanza organica del suolo. Gli obiettivi del progetto e tutti i risultati delle attività – che hanno riguardato: pratiche agricole per aumentare la sostanza organica del suolo e caratterizzazione dei prodotti; monitoraggio rimozione nitrati e diffusione erbe infestanti; caratterizzazione del suolo con valutazione del contenuto di carbonio organico e biodiversità; valutazione sostenibilità ambientale ed economica - sono disponibili in un video e nelle relazioni presentate al convegno finale, disponibili sulla pagina del progetto.

Per informazioni: Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra: info@fondazionenavarra.it

Fonte: CRPA