Data inizio
17 Feb 2023
News

In uno scenario sempre più complicato, dove le sfide si moltiplicano con l’effetto domino, Bio Bank fa di nuovo il punto del bio tra supermercati e specializzati con l’elaborazione di dati raccolti nel 2021, che partono dal 1993 per i negozi bio e dal 2001 per la grande distribuzione. La pubblicazione “Focus Bio Bank - Supermercati & Specializzati 2022”, 106 pagine sempre ricche di dati e infografiche, con nuovi spazi dedicati al segmento baby, si può consultare liberamente a questo LINK .

Nonostante tutto, anche se a ritmo più lento, il biologico in Italia continua a crescere, superando i 5 miliardi di euro. A trainare le vendite bio è la Gdo. Infatti, in un mercato più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, nel 2022 le vendite bio nei supermercati sono quasi quadruplicate, arrivando a 2,3 miliardi di euro (+263% sul 2013), nel canale storico sono scese a 0,9 miliardi (-15% sul 2013). In dieci anni le quote dei canali retail si sono capovolte: per i supermercati la quota è quasi raddoppiata (dal 31 al 58%), per i negozi è quasi dimezzata (dal 53 al 23%), in linea con quanto accade in Francia e Germania.
In continua crescita anche le referenze di alimenti bio a marchio della grande distribuzione, passate dalle 644 del 2001 alle 6.005 del 2021, un’offerta che si è moltiplicata per nove. Considerando che per ogni prodotto bio a marchio del distributore (Mdd) ne entrano sugli scaffali quasi tre con le marche dell’industria (Idm), si stima un totale di oltre 22mila referenze bio, distribuite in più di 24mila punti vendita, nelle 26 catene censite.
Anche nel 2021 Coop si conferma al primo posto con 1.050 referenze di alimenti bio e Dm al secondo con 573, mentre al terzo sale quest’anno Selex con 421. Salgono a 9 le catene con prodotti equosolidali nelle proprie marche, con 117 referenze, e a 15 quelle con cosmesi naturale o bio certificata, per un totale di 665 referenze.

L’analisi di Bio Bank continua affrontando la situazione dei negozi specializzati: nel 2021 scende ancora il loro numero, arrivato a quota 1.240, in calo continuo da quattro anni (-13,7% in totale). Drastico calo anche per i negozi collegati a catene specializzate, che scendono a 434, pari al 35% del totale, in calo continuo da tre anni (-30,8% in totale). Riduzione e concentrazione dovuta in gran parte al progressivo passaggio d’insegna tra Cuorebio e NaturaSì. Passaggio avviato nel 2019 e concluso nel 2021 con la rete NaturaSì a quota 368 negozi, di proprietà e in franchising.
Per i negozi specializzati la concorrenza è in particolare con supermercati e discount. Per i supermercati con i discount, molto forti sul bio anche in Europa. Per entrambi i canali con l’e-commerce, entrato nelle abitudini d’acquisto in tempo di pandemia e destinato a crescere.

Tra le sfide del bio non c’è solo l’inflazione che erode il potere d’acquisto. C’è un’offerta che sa proporsi al consumatore come alternativa al bio senza esserlo (locale, sostenibile, a residuo zero, senza pesticidi), il rischio frodi da prevenire alzando gli argini della certificazione e la pressione ad abbassare l’asticella normativa per fare entrare tutti. Insomma il grande rischio è la banalizzazione. Il biologico è strategico per la grande distribuzione perché traina le vendite e resterà strategico anche nei prossimi anni.
Ma a cosa serve guadagnare il mercato intero se poi si perdono l’anima e la visione? Se al supermercato il bio si acquista per comodità e convenienza, nello specializzato il motore deve essere l’appartenenza, a prezzi accessibili. Che il movimento bio tenga salda la sua bio-identità serve a tutti. Anche alla grande distribuzione, che a quell’identità tanto bene sa ispirarsi e attingere.

Fonte: Bio Bank